Introduzione al FAP: cos’è e come funziona

Ho una Duster GPL, quindi senza filtro antiparticolato, ma l’argomento del FAP interessa molti utenti che hanno scelto il diesel, specialmente se si affacciano per la prima volta a questo motore.

Il funzionamento del FAP crea infatti molti dubbi negli automobilisti, specialmente quando arriva il momento della rigenerazione automatica del filtro (che in poche parole è una pulizia).

Se anche tu hai comprato una Dacia Duster Diesel (o una delle altre decine di marche che hanno adottato il FAP come sistema anti-inquinamento) ecco quello che devi sapere.

  1. Introduzione al FAP:cos’è e come funziona
  2. La storia del FAP:come è nato e come è diventato obbligatorio
  3. Vantaggi del FAP: perché è utile per l’ambiente e per la salute pubblica
  4. Come funziona il FAP: spiegazione tecnica del funzionamento
  5. Problemi e limitazioni del FAP: quando e perché può avere delle insidie
  6. Manutenzione del FAP: cosa fare per tenerlo in buone condizioni
  7. Cosa è l’ADBLUE
  8. Conclusioni e prospettive future: cosa possiamo aspettarci dai progressi futuri sul filtro antiparticolato.

Per verificare se la vostra auto è dotata di filtro antiparticolato potete consultare il libretto di circolazione o il manuale d’uso e manutenzione.

auto diesel e FAP

Cosa è il FAP

Il FAP, acronimo di Filtro Anti-Particolato, è un dispositivo che si trova nei motori diesel e che serve a ridurre le emissioni di polveri sottili (PM10), molto dannose per l’ambiente e per la salute pubblica. Il FAP trattiene le particelle di fuliggine che si formano durante la combustione del gasolio e le elimina attraverso un processo di rigenerazione, che consiste nel bruciare le polveri accumulate a temperature elevate. Il FAP è obbligatorio per le auto diesel di categoria Euro 5 e successive, ed è presente anche su alcune auto a benzina con il nome di GPF (Gasoline Particulate Filter).

La storia del FAP: come è nato e come è diventato obbligatorio

Il primo filtro antiparticolato è stato installato nel 2000 su una Peugeot 607, grazie alla tecnologia sviluppata dal Gruppo PSA in collaborazione con il produttore di catalizzatori Johnson Matthey. Il sistema si basava sull’uso di un additivo a base di cerina, che facilitava la combustione delle particelle nel filtro. Il nome commerciale del dispositivo era FAP, acronimo di Filtre à Particules. Negli anni successivi, altre case automobilistiche hanno adottato il filtro antiparticolato, con diverse soluzioni tecniche, ma con lo stesso principio di funzionamento. Il filtro antiparticolato è diventato obbligatorio per le auto diesel nel 2008, con l’introduzione della normativa Euro 5, che imponeva limiti più severi alle emissioni di PM10.

La normativa europea stabilisce dei limiti massimi di emissione di particolato per i veicoli diesel, ma non impone un metodo specifico per rispettarli. Pertanto, le case automobilistiche possono scegliere se adottare il filtro antiparticolato o altre soluzioni tecniche alternative. Tuttavia, la maggior parte dei costruttori ha optato per il filtro antiparticolato, sia per motivi ambientali che di immagine. La presenza del filtro antiparticolato deve essere indicata sulla carta di circolazione, dove al rigo D1 oppure K deve essere presente una sigla specifica (Direttiva 2003/76 CE-B) e anche la dicitura “Euro ** con disp. antiparticolato”

Vantaggi del FAP: perché è utile per l’ambiente e per la salute pubblica

Il filtro antiparticolato ha il vantaggio di ridurre notevolmente le emissioni di polveri sottili dai motori diesel, che sono considerate tra le principali cause dello smog nelle città e tra i fattori di rischio per malattie respiratorie e cardiovascolari. Secondo gli studi effettuati, il FAP è in grado di abbattere il particolato di 7 volte in massa e di 10.000 volte in numero, catturando particelle delle dimensioni di 10 nanometri. In questo modo, il FAP contribuisce a migliorare la qualità dell’aria e a proteggere la salute delle persone e dell’ecosistema.

Come funziona il FAP: spiegazione tecnica del funzionamento

Il filtro antiparticolato è costituito da un elemento in carburo di silicio o in cordierite, che ha la forma di un telaio a celle con delle celle chiuse alternativamente da una parte o dall’altra. I gas di scarico entrano nelle celle aperte e sono costretti a passare attraverso le pareti porose del filtro, dove vengono trattenute le particelle solide. Le celle chiuse servono a creare una contropressione che favorisce la filtrazione. Il filtro si trova nel collettore di scarico, a valle del catalizzatore ossidante, che trasforma gli ossidi di azoto (NOx) in azoto (N2) e ossigeno (O2) ¹⁵.

Con il passare del tempo, il filtro si riempie di particelle e deve essere rigenerato, ovvero pulito dalle polveri accumulate.

La rigenerazione del FAP

La rigenerazione avviene in modo automatico quando la centralina del motore rileva che il filtro ha raggiunto un certo livello di saturazione. A questo punto, la centralina aumenta la temperatura dei gas di scarico, iniettando più carburante o post-iniettando carburante nella fase di espansione del ciclo diesel. In questo modo, le particelle vengono bruciate e trasformate in anidride carbonica (CO2) e acqua (H2O), che escono dal filtro.

Problemi e limitazioni del FAP: quando e perché può avere delle insidie

Il filtro antiparticolato, pur essendo utile per l’ambiente, può presentare alcuni problemi e limitazioni, soprattutto se l’auto viene usata prevalentemente in città o per brevi tragitti.

In questi casi, infatti, il filtro non raggiunge la temperatura necessaria per la rigenerazione automatica, che serve a bruciare le particelle accumulate e a pulire il filtro. Se la rigenerazione non avviene, il filtro si intasa e si accende una spia sul cruscotto, che indica la necessità di recarsi in officina o di percorrere almeno 50 km a una velocità costante di 100 km/h .

Questo comporta un disagio per l’utente, che deve interrompere il suo normale utilizzo dell’auto, e un aumento dei consumi e delle emissioni, dovuto all’iniezione di più carburante per innalzare la temperatura dei gas di scarico .

Inoltre, se il filtro si intasa troppo, può danneggiarsi irreparabilmente e richiedere la sostituzione, che ha un costo elevato (anche più di 1000 euro) .

Un altro problema del filtro antiparticolato è che può causare la diluizione dell’olio motore con il gasolio, a causa della post-iniezione di carburante nella fase di rigenerazione. Questo fenomeno può portare a una riduzione della lubrificazione del motore e a una maggiore usura dei componenti. Per questo motivo, alcune auto richiedono il cambio dell’olio anticipato rispetto ai normali intervalli di manutenzione .

Manutenzione del FAP: cosa fare per tenerlo in buone condizioni

Ed eccoci al punto per cui forse stati leggendo questo articolo: come comportarsi con il FAP.

Per evitare che il filtro antiparticolato si intasi e si danneggi, è importante seguire alcune accortezze nella manutenzione e nell’utilizzo dell’auto.

Innanzitutto, è bene rispettare gli intervalli di cambio dell’olio motore, che possono essere anticipati se il filtro antiparticolato richiede frequenti rigenerazioni. Inoltre, è consigliabile usare un olio di qualità e specifico per i motori diesel con FAP, che sia in grado di resistere alla diluizione con il gasolio .

Un altro aspetto da tenere in considerazione è il livello dell’additivo, nel caso di FAP che lo utilizzano. Il famoso ADBLUE che viene utilizzato per le Duster Diesel. Questo liquido va controllato periodicamente e rabboccato o sostituito quando necessario, seguendo le indicazioni del costruttore. L’additivo ha infatti una durata limitata e se si esaurisce può compromettere la rigenerazione del filtro .

Infine, è importante adottare uno stile di guida adeguato, che favorisca la rigenerazione del filtro antiparticolato. Questo significa evitare di usare l’auto solo per brevi spostamenti o a bassa velocità, ma alternare anche dei percorsi più lunghi e veloci, in autostrada o in superstrada, dove il motore possa raggiungere una temperatura ottimale per bruciare le particelle.

Se si accende la spia del FAP sul cruscotto, è bene non fermarsi ma continuare a guidare a una velocità costante di almeno 60 km/h fino a quando la spia non si spegne, indicando che la rigenerazione è avvenuta .

ADBLUE

L’AdBlue va in un serbatoio a parte e viene spruzzato nei gas di scarico prima che passino per il catalizzatore SCR, che è una specie di filtro che toglie gli ossidi di azoto. L’AdBlue fa una reazione chimica con questi gas e li trasforma in vapore acqueo e azoto, che sono dei gas innocui .

L’AdBlue si consuma man mano che si usa l’auto e bisogna fare attenzione a non farlo finire, altrimenti l’auto potrebbe anche bloccarsi. Quando l’AdBlue sta per finire, si accende una spia sul cruscotto che dice di fare il rabbocco.

L’AdBlue si può comprare un po’ ovunque e costa circa 10-15 euro per 10 litri . Il rabbocco si può fare da soli o chiedere a un meccanico. L’unica cosa da stare attenti è di non confondere l’AdBlue con il gasolio o con altri liquidi, perché potrebbe rovinare il catalizzatore SCR o altre parti del motore .

L’AdBlue lavora insieme al FAP (Filtro Anti-Particolato) per rendere i motori diesel più puliti ed ecologici. L’AdBlue toglie gli ossidi di azoto, mentre il FAP toglie le particelle solide, che sono delle polveri sottili. Il FAP fa questo trattenendo le particelle e bruciandole ogni tanto con il processo di rigenerazione. In questo modo, i gas di scarico che escono dall’auto sono composti principalmente da CO2, H2O e N2, che sono dei gas meno nocivi per l’ambiente . Però, sia l’AdBlue che il FAP richiedono una manutenzione costante e un’attenzione particolare da parte degli utenti, per evitare problemi e malfunzionamenti.

Conclusioni e prospettive future: cosa possiamo aspettarci dai progressi futuri sul filtro antiparticolato

Il filtro antiparticolato è un dispositivo che ha contribuito a rendere più puliti i motori diesel, riducendo le emissioni di polveri sottili e migliorando la qualità dell’aria e la salute pubblica. Tuttavia, il filtro antiparticolato presenta anche dei limiti e dei problemi, che richiedono una manutenzione costante e un’attenzione particolare da parte degli utenti. Per questo motivo, i ricercatori e i costruttori stanno lavorando per sviluppare nuove soluzioni tecniche che possano rendere il filtro antiparticolato più efficiente, più duraturo e più facile da rigenerare. Alcune delle prospettive future sono:

  • L’uso di nanomateriali per aumentare la superficie filtrante e la capacità di trattenere le particelle, riducendo al contempo la contropressione e il consumo di carburante .
  • L’uso di catalizzatori metallici per abbassare la temperatura di rigenerazione e accelerare la combustione delle particelle, riducendo il rischio di intasamento e di diluizione dell’olio .
  • L’uso di sensori intelligenti per monitorare in tempo reale lo stato del filtro antiparticolato e ottimizzare i parametri di rigenerazione, evitando interventi inutili o dannosi .
  • L’uso di sistemi ibridi o elettrici per ridurre la dipendenza dal motore diesel e limitare le emissioni di particolato, sfruttando l’energia elettrica per alimentare il filtro antiparticolato o per rigenerarlo .

Queste sono solo alcune delle possibili innovazioni che potrebbero rendere il filtro antiparticolato un dispositivo sempre più efficace e affidabile, in grado di garantire una mobilità sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

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